“Green Project” è la scritta in bella evidenza su una costruzione in lamiera, una sorta di quartier generale della sostenibilità. Siamo in Africa, nel Delta del Niger, dove la Nigerian Agip Oil Company (consociata Eni in Nigeria) ha avviato un progetto, dal 1987, sullo sviluppo agricolo di quattro Stati nigeriani: Ima, Delta, Rivers e Bayelsa. L’obiettivo è la diversificazione economica nel Paese africano.Hanno risposto 120 comunità, qualcosa come 50 mila persone. Per una nazione di centosessanta milioni di persone potrebbe apparire come una goccia d’acqua nell’oceano, ma l’autodeterminazione dei 35 mila contadini nigeriani coinvolti sta già facendo miracoli.
Lo stesso presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, intervenendo a Expo, nei giorni scorsia Casa Corriere (padiglione del «Corriere della Sera»), ha detto che «la diversificazione della nostra economia non può più essere rinviata: occorre puntare sull’agricoltura come pilastro principale della sua esistenza». Le parole del neoeletto presidente trovano visibilità nei «Farmer’s day», giunti alla diciannovesima edizione: occasioni per toccare con mano e fare il punto, nella stagione della seminatura, su quanto è stato realizzato. I progetti sono tanti e diversificati: dai due depuratori di acqua installati ai 126 chili di semi di mais distribuiti soltanto nel 2014, dalle cinquantasette cooperative formate da giovani e donne, grazie al micro credito, ai 63,8 milioni di dollari di spesa complessiva per le attività di ricerca e supporto all’agricoltura. «In Nigeria, Eni ha messo in pratica il suo modello di cooperazione con i Paesi produttori di petrolio, un modello basato sulla collaborazione per uno sviluppo socio-economico sostenibile e di ampio respiro», ricorda Massimo Instilla, Managing director di Eni in Nigeria, dove, più del 90 per cento dei suoi 1.300 dipendenti sono nigeriani.