di Luca Salvioli.
C’ è una via italiana alla green economy, fatta da quelle 372mila aziende che dal 2008 a oggi hanno deciso di investire in tecnologie che consentono di ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energie e contenere le emissioni di Co2. Sette anni fa si potevano solo avanzare previsioni, e essere ottimisti nell’anno del fallimento di Lehman Brothers non era facile. Oggi si possono trarre alcune conclusioni, e per alcuni aspetti vanno oltre le più rosee aspettative.
Il rapporto GreenItaly 2015, il sesto realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con Conai, mette entrambe le mani in questa trasformazione economico-culturale dell’impresa italiana. La premessa, forse ovvia, è che la green economy non si riduce a eolico e fotovoltaico, ma guarda a tutta quella manifattura italiana che ha saputo rinnovarsi secondo questa chiave con l’importante conseguenza di aver prodotto 102,497 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero il 10,3% dell’economia nazionale, e 2 milioni e 942mila green jobs.