di Virginia della Sala.
Dividere la superficie terrestre in una rete virtuale di tre metri quadrati e attribuire a ogni spazio tre parole: “Tavolo – sedia – pavimento” potrebbe allora indicare l’angolo di una spiaggia dove è appena sbarcato un migrante. “Nel mondo, ci sono quattro miliardi di persone senza indirizzo”: lunghi capelli castani, giacca e stivali di pelle, Khrisma Nayee è tra i fondatori della start-up londinese What3words, che due settimane fa ha ottenuto 3,5 milioni di dollari di fondi da Intel Capital e accumulato in due anni 5 milioni di dollari di capitale. Racconta alla platea di Techfugees Italy, all’H-Farm in provincia di Treviso, come funziona la piattaforma. “Pensiamo alle favelas o alle bidonville: come si può capire in quale degli edifici vive chi cerchiamo? Come gli si può fornire assistenza se Google Maps non ha dato un nome a quel luogo?”.
Le coordinate Gps sono troppo difficili da memorizzare e comunicare. “Allora abbiamo setacciato i vocabolari di nove lingue e associato, tramite un algoritmo, tre termini univoci a ogni riquadro. Così sarà più facile per tutti far conoscere la propria posizione, in qualsiasi lingua”.