di Elio Silva.
Benché lontano dai riflettori della stretta attualità, che è sempre più spesso sinonimo di emergenza, il dibattito sulla responsabilità sociale dell’impresa e sulla sostenibilità della crescita mette a segno continui progressi. Nell’arco di pochi anni il livello di sensibilità è molto cresciuto sia nella parte di mondo più sviluppata, sia nei Paesi emergenti, spesso ad opera delle stesse multinazionali che, dopo avere ampiamente praticato la delocalizzazione produttiva, sono ora impegnate nel migliorare la qualità dei processi e delle catene di fornitura.
Per l’Europa, storicamente all’avanguardia nelle politiche di Csr, un punto di non ritorno è rappresentato dalla direttiva n.95/2014 che, in ambito Ue, prevede nuove regole di comunicazione delle informazioni non finanziarie (non financial reporting) limitatamente ai gruppi bancari e alle società quotate di grandi dimensioni. Nei giorni scorsi la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica per implementare le linee guida non vincolanti (non binding guidelines) previste dall’articolo 2 della direttiva stessa, che aveva visto la luce poco meno di due anni fa e dovrebbe entrare in vigore nei singoli Paesi membri alla data del primo gennaio 2017.
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