di Elio Silva.
Il fenomeno del volontariato, che coinvolge in Italia, con modalità organizzate o in forma spontanea, almeno sei milioni di cittadini, viene solitamente richiamato allorché si tratta di valorizzare le migliori energie civili, piuttosto che di coprire qualche falla nell’intervento pubblico in campo sociale. Il fatto che i volontari mettano adisposizione gratuitamente il proprio tempo e le proprie competenze per scopi di pubblica utilità determina in via automatica la classificazione di queste prestazioni come “attività meritorie” agli occhi della collettività e del legislatore, chiamato a incoraggiarle e sostenerle.
Questo assunto non esime, però, i decisori pubblici dalla responsabilità di comprendere e interpretare il vero “valore aggiunto”, sociale ma anche economico, dei servizi erogati secondo princìpi di gratuità. Uno dei meriti del Festival italiano del volontariato, che si è concluso ieri a Lucca e che quest’anno era dedicato al tema dell’abitare “le città invisibili”, consiste indubbiamente nell’ambizione di dimensionare il fenomeno, informa sia quantitativa che qualitativa, e porlo in relazione con gli obiettivi di crescita del Paese.