di Fabio Savelli.
Città sostenibili, organi in 3D. Lo studio Deloitte sugli investimenti in innovazione
Nelle città del 2030 gli edifici saranno delle centrali di energia. Autonomi nell’approvvigionamento e perfettamente sostenibili. Pieni di verde sulle facciate (vedi il Bosco Verticale a Milano progettato da Stefano Boeri). Nel 2030 stamperemo organi in 3D. La genetica sarà (talmente) predittiva che il nostro medico ci dirà le patologie cui andiamo incontro. Tentando di evitarle. Tra quindici anni la rivoluzione fintech nelle banche avrà avuto un effetto “disruptive” (distruttivo). Rimarranno poche filiali fisiche. L’home banking ci dirà come investire i risparmi monitorando i nostri bonifici sfruttando le potenzialità dei Big Data. Un’applicazione controllerà — tramite il Qr Code — tutta la filiera del miele che abbiamo messo nel carrello. Prima, tra qualche anno al massimo, prenoteremo il parcheggio (non a pagamento) opzionandolo (pagando) tramite geolocalizzazione. Ma brameremo (famelici) anche le zone di disconnessione. Punti “ristoro” dove la banda ultra-larga (saremo nell’epoca del 7G?) s’interrompe portando il nostro smartphone fuori da qualunque tipo di copertura. Saremo off-line. Finalmente
Deloitte, una delle più importanti società di consulenza strategica al mondo, ieri ha voluto portarci nel futuro. In un’indagine condotta su 3mila intervistati ha delineato le esigenze degli italiani e gli effetti degli investimenti in innovazione.
A livello globale, calcola Enrico Ciai, presidente e amministratore delegato di Deloitte Italia, la società mette da parte il 5% del proprio fatturato annuo per ritoccare l’asticella al rialzo. Non è un mistero che le multinazionali della consulenza (non solo Deloitte, ma anche Mc Kinsey, Accenture, Boston Consulting solo per citarne alcune) “sgomitino” tra loro per accaparrarsi i migliori talenti provenienti da università e centri di ricerca. I colloqui rivolti ai neo-laureati avvengono avvalendosi anche di cacciatori di teste. I programmi di accelerazione di idee/startup potenzialmente remunerative vengono co-gestiti con i politecnici (Deloitte ha da tempo attivato una collaborazione con quello di Milano). Potremmo definirle fucine della super-consulenza. D’altronde i giovani professionisti (rigorosamente assunti e non soggetti alla partita Iva) sono chiamati a delineare delicati piani industriali e prospetti di integrazione societaria dopo operazioni di fusione. Ecco perché le competenze richieste sono, per così dire, programmatiche. Forzando, potremmo dire profetiche. Intercettando in anticipo nuove tendenze per supportare al meglio le imprese ad innovare senza portarle fuori rotta.
“Un passo nel futuro industria con l’industria 4.0 Il Corriere della Sera 31 maggio 2016
Leggi anche