di Gianluca Testa.
ROMA – Produrre la felicità è possibile. No, non si tratta di un bene acquistabile sugli scaffali dei supermercati o in pillole. La felicità non si compra un tanto al chilo, ma si crea. Dove? In azienda, ad esempio. Purché sia una b-corp. Ovvero una benefit corporation, cioè una società for-profit capace di mettere la sostenibilità e il benessere al centro della propria filiera (e del proprio statuto).
L’anima del non profit contamina quindi l’impresa, che in questo caso si spinge ben oltre i concetti ormai noti di cooperazione e responsabilità sociale. Le b-corp sono infatti aziende profit che prevedono nei loro statuti qualcosa di più del profitto. Investono infatti sull’impatto ambientale, sulla società, sulla vita dei propri lavoratori. Un’attenzione che trova la sua declinazione in ogni passaggio della catena di produzione, dalla fase creativa alla distribuzione senza trascurare l’impatto sulla società e sull’ambiente. E così l’economia assume una dimensione etica.
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