L’Europa ha imboccato con decisione la strada dell’economia circolare, quella visione “non lineare” del sistema di produzione basta sul principio che la vita di un prodotto non può iniziare con l’acquisto e terminare con lo smaltimento, ma occorre conservare il più a lungo possibile il valore degli oggetti e dei materiali. Perché le risorse non sono infinite e anche aziende e famiglie ne sono sempre più consapevoli. Cambiare visione dopo decenni in cui si è ragionato sulla produzione in termini “lineari” non è automatico. Bisogna mettersi nell’ordine di idee per cui i rifiuti non sono scarti, ma “beni” riutilizzabili e capaci di inserirsi in un circolo virtuoso. Quindi tutti i fattori, a partire dalla produzione, vanno riorganizzati in questo senso, tenendo come “punti cardinali” le tre R: ridurre, riusare e riciclare. Fa bene al pianeta, ma anche all’economica. Secondo uno studio della Ellen McArthur Foundation realizzato insieme alla McKinsey, in Europa l’economia circolare può generare un beneficio economico da 1800 miliardi di euro entro il 2030, dare una spinta al Pil di circa 7 punti percentuali, avere effetti positivi sull’occupazione e incrementare del 3% la produttività annua delle risorse. A dicembre 2015 la Commissione Europea ha adottato un ambizioso pacchetto che includeva proposte di legge sui rifiuti con importanti tassi di riciclo e un abbattimento dello smaltimento in discarica. oltre a un dettagliato piano d’azione di misure da intraprendere entro la fine del suo mandato nel 2019.
Sul tema dei rifiuti la posizione dell’UE è chiara. E’ necessario prendere in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto, dal design ala produzione e fino alle misure di prevenzione, riciclo e riuso dei rifiuti stessi. Insomma, un richiamo non solo a una politica ambientale, ma anche industriale che modifichi la filosofia di produzione e di approvvigionamento delle materia prime, che oggi pesa circa per il 40% sui costi aziendali.
Perché questo cambiamento possa realmente avvenire, i finanziamenti sono essenziali. Per questo Bruxelles già lo scorso anno aveva deciso di mobilitare i fondi strutturali e d’investimento europei (fondi Sie), il programma per la ricerca e l’innovazione “Orizzonte 2020” – che per il biennio 2016-2017 ha messo sul piatto 650 milioni di euro di investimenti – e la banca europea per gli investimenti (Bei).