Il doppio dei disturbi rispetto agli impiegati tradizionali. I dati in un rapporto Onu e Ue. Che suggerisce la soluzione.
Libero di rimanere in pigiama, esonerato dal traffico del mattino e dalle barbose riunione fiume. Ma al tempo stesso più insonne, stressato e affetto da solitudine: chi lavora da casa ha doppia probabilità di soffrire di disturbi del sonno e dell’umore rispetto a chi ogni giorno indossa giacca e cravatta per correre in ufficio. E’ ciò che rileva uno studio condotto da Eurofound, agenzia dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita, e Ilo, l’organizzazione internazionale del lavoro costola delle nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale.
Un’indagine che ha inglobato ricerche condotte da entrambe le istituzione in 15 paesi: dieci membri della Ue (Italia compresa) più Argentina, Brasile, India, Giappone e stati Uniti. Il rapporto analizza l’imponente impatto del telelavoro, che non è più solo lavoro da casa ma ‘l’utilizzo di smartphone, tablet e computer per scopi lavorativi al di fuori dell’ufficio”. Telefonate, email, messaggi che la tecnologia ci consente di inviare continuamente e dappertutto.
Un fenomeno in crescita a livello globale. Negli Stati Uniti le persone che dichiarano di “telelavorare” sono passate dal 9 per cento del 1995 al 37 per cento del 2015. In Europa invece riguarda in media il 17 per cento di impiegati. Prima in classifica si piazza la Danimarca, in coda l’Italia. Dove sono sopratutto i giovanissimi a sperimentare quella che è stata già definita la modalità d’impiego del futuro: 1,8 i milioni di ragazzi tra i 18 e i 34 anni che sgobbano in ciabatte o a distanza, secondo l’ultima indagine Censis del 2015.
“Va assicurato che i tempi di riposo minimi siano rispettati per evitare futuri effetti negativi sulla salute e il benessere dei lavoratori” spiega Oscar Vargas di Eurofound. Perché del lavoro da remoto non è tutto da buttare. L’analisi Eurofound-Ilo sottolinea infatti anche diversi aspetti positivi: una maggiore autonomia, una elevata concentrazione che si traduce in una crescita di produttività. Ancor più lampanti sono i benefici per le imprese che, sbarazzandosi degli spazi destinali agli impiegati, possono tagliare notevoli costi.