Un’indagine dell’associazione Civita fa il punto sulla pratica del finanziamento dal basso.
Una moda degli ultimi anni o uno strumento alternativo ed efficiente rispetto al finanziamento pubblico? Dopo averne tanto sentito parlare e magari anche dopo aver dato il proprio contributo a uno dei tantissimi progetti culturali realizzati grazie al crowdfunding, ecco una prima indagine che fa il punto sulle potenzialità effettive di questa pratica. Storia, numeri, piattaforme e tecniche di comunicazione digitale sono tutti racchiusi nel volume edito da Marsilio: Il crowdfunding nel settore culturale e creativo, a cura dell’associazione Civita, che ieri lo ha presentato nel corso di un convegno nella sua sede di Piazza venezia a Roma ( Il crowdfunding per la cultura tra fundraising e marketing, tra gli interventi Angelo Rindone, Jessica Tanghetti, Marcella Logli, Andrea Albanese, Mauro Felicori, Antonio Augugliaro, Costanzo Zaino).
Di finanziamenti privati per la cultura, ormai incapace di sostenersi solo attraverso le risorse pubbliche, si è tornati a parlare anche grazie all’Art Bonus, la misura di incentivazione fiscale introdotta dalla legge di stabilità del 2016. E di finanziamenti dal basso, in particola, si parla dal 2005, quando è nata la prima piattaforma (Produzioni dal Basso). Ma non staremo qui a farci la storia del crowdfunding in Italia. Di certo, però, per gli addetti culturali la raccolta fondi dei cittadini privati rappresenta una bella opportunità che presuppone, per il successo, una base solida nella comunità che vuole coinvolgere, cioè persone consapevoli e unite dallo stesso obiettivo. Ecco quindi che diventa fondamentale la condivisione, la fiducia, la collaborazione, la motivazione, la passione. Insomma, bisogna credere al progetto e bisogna pure essere in tanti. Detto questo, esiste ormai un donatore 3.0 (sopratutto donne del Nord dai 25 ai 64 anni) che utilizza il web come canale per le sue elargizioni, anche piccole, in modo particolare per iniziative umanitarie o cause sociali, ma non solo. Questa interazione fra i promotori di una idea creativa e un vasto pubblico, ovviamente, accompagna tutto lo sviluppo del progetto, rendendo sempre più forte e consapevole la modalità con cui contribuire a dare slancio al settore culturale.
Ma quante sono le piattaforme specializzate attraverso le quali si può proporre il proprio progetto e iniziare la raccolta? Ad ottobre del 2016 erano 68. Tra queste BeCrowdy, per esempio, online dal 2014, che ha finanziato finora circa 50 progetti di arte e cultura per un valore pari a 300mila euro. Poi c’è Cineama Srl per la produzione di film indipendenti, Giffoni Crowdfunding per le idee creative, Innamorati della cultura, Musicraiser, Micro Crédit Artisticue ecc… per un totale di 12 piattaforme dedicate alla cultura su 68 mappate. La cultura è il settore che ha più fortuna, seguito dal no profit e da sostenibilità ambientale.