Ancora poche le aziende tricolori che mettono le relazioni umane al centro dell’attività. Serve un cambio di mentalità per valorizzare le persone e creare uno spirito di squadra.
Sono tre anni che commento per Corriere Economia i risultati delle classifiche di Great Place to Work. Quest’anno mi auguravo di trovare migliori notizie delle classifiche passate che dimostravano chiaramente che le aziende italiane non erano un “great place to work” per chi ci lavorava.
Il 2017 ci porta forse qualche (piccola) buona notizia. Intanto si nota che i partecipanti sono aumentati in tre anni del 20%, oggi sono 122, il che vuol dire che il tema delle risorse umane inizia a diffondersi seriamente tra le aziende italiane. E’ vero l’aumento è in gran parte dovuto alla creazione di una nuova categoria “piccole” (tra 20 e 50 dipendenti) che sono attirate dalla possibilità di farsi conoscere e di avere un utile riscontro su cosa pensano i propri dipendenti. Ma resta il trend positivo.
L’altra nota positiva viene dalle medie aziende (tra 50 e 500 dipendenti) la cui partecipazione aumenta (68 su 122) ma sopratutto ci sono 5 aziende italiane tra le prime 10 (4 su 5 sono nei servizi per i quali le risorse umane sono assolutamente essenziali). Tra esse c’è la Vetrya, società di software per piattaforme per servizi broadband quotata in borsa, terza classificata, che si piazza ai vertici della classifica per il terzo anno consecutivo. “Le aziende medie italiane – dice Alessandro Zollo, che guida Gptw in Italia – iniziano a capire che confrontarsi con benchmak internazionali può aiutare a migliorare la propria gestione delle risorse umane”. Vedono nel sondaggio Gptw un’opportunità (a costi accettabili) per capire meglio il proprio clima aziendale ma sopratutto di rafforzare il proprio employer brand perché hanno buone possibilità di ben figurare in classifica contro le filiali delle multinazionali.
La speranza è di vedere presto qualche grande azienda italiana tra le prime della classifica. Come arrivarci? Qui è necessario un caveat suggerito anche dalla lettura dei commenti dei vincitori di quest’anno che raccontano come hanno creato un great place to work. Con benefits speciali tipo Hilton (tariffe scontati agli Hilton del mondo) o miglioramenti della qualità della vita dei dipendenti (ConTe e i part time per i genitori e American Express con turni agevolati per le neo mamme) e della vita sul posto di lavoro (il “ministro del divertimento” di ConTe, il servizio di concierge di American Express). Tutte iniziative lodevoli, ma non determinanti a detta di chi scrive, perché alla fine i dipendenti apprezzano non solo il “great place to work” ma sopratutto la ” great company”. Che alla fine non è quella che dà benefit speciali ma quella nella quale la meritocrazia, la valorizzazione delle persone e la creazione di uno spirito di team sono l’essenza dei valori aziendali.