Sono tante le idee che in questi anni hanno cercato di raccontare cosa sia la sostenibilità, come raggiungerla e soprattutto farla funzionare nel sistema capitalistico. Spesso però hanno deluso anche i più ottimisti. È per provare a dare una ricetta davvero efficace che un gruppo di ricercatori del Global Forum on Law Justice and Development, un organo della Banca Mondiale, ha dato vita a un progetto dal nome evocativo “Human-Centered Business Model”, un modello d’impresa centrato sull’essere umano e non (solo) sul profitto.
Tutto parte dall’esigenza di dare una risposta concreta a quegli imprenditori che vogliono lavorare in modo etico e sostenibile ma non si ritrovano nei modelli economico/giuridici e nei meccanismi di mercato esistenti. La proposta comprende caratteristiche comuni sia al settore profit sia a quello non-profit. Ma la grande differenza rispetto al passato sta nella nuova concezione di aziende dove il profitto è solo una parte del tutto e si dipana da quello che viene definito un ecosistema d’impresa con nuovi obiettivi e strumenti: forme di governance e sistemi di finanziamento specifici. Ma anche particolari strutture di tassazione e un nuovo rapporto con i propri lavoratori, fornitori, clienti e la comunità locale.
«Questo progetto è coerente con la nuova impostazione della Cooperazione italiana in un cammino che ci è comune» ha spiegato durante il lancio pubblico dell’iniziativa Laura Frigenti, direttrice della nuova Agenzia per la cooperazione (AICS). La Cooperazione potrebbe essere partner di un progetto pilota in qualche Paese di interesse prioritario per l’Italia. Secondo Pietro Sebastiani, direttore generale della Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del ministero degli Esteri (Dgcs) l’idea dei ricercatori segue una lunga tradizione italiana, che si rifà alle esperienze di Adriano Olivetti nel passato e oggi dell’imprenditore del tessile Brunello Cucinelli. Per chi oggi già prova a cimentarsi con la sostenibilità come Marco Cini, imprenditore del Lanificio Arca di Prato, però «la realtà per chi lavora in maniera etica è fatta di mille aspetti spesso complessi, dal prezzo finale del prodotto, alla certificazione di qualità, alla filiera della distribuzione che spesso si mangia la metà del frutto». Insomma, dalla teoria alla pratica le sfide della sostenibilità sembrano non finire mai.