La sostenibilità è il risultato di una strategia di business e non può essere ridotta a una funzione aziendale o alla reportistica o a una qualsiasi altra attività “aggiuntiva”. E’ una straordinaria opportunità per realizzare ciò che le imprese sanno fare meglio, ossia innovare e competere, offrendo soluzioni di mercato. Chi oggi dirige un’azienda o un gruppo non farebbe l’interesse dei suoi azionisti, investitori, dipendenti, clienti, né di tutti gli altri stakeholders, se non tenesse in considerazione l’impatto ambientale e sociale del proprio business model.
Questa appassionata difesa del valore strategico delle politiche di sostenibilità e responsabilità sociale arriva da Peter Baker, presidente e amministratore delegato del World business council for sustainable development, la più influente organizzazione globale delle imprese per lo sviluppo sostenibile, cui fa riferimento tra gli altri, nel nostro Paese, il Csr manager network. Potrebbe apparire una dichiarazione scontata, visto il ruolo che il 56enne uomo d’affari olandese riveste. L’affermazione assume, però, una luce diversa se collocata alla fine del primo quarto del 2017, contraddistinto dall’inizio dell’era Trump e dai conseguenti segnali di un percorso involutivo, o quanto meno di uno stand by rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Onu.
Bakker sgombra subito il campo dalle incognite direttamente legate a un possibile effetto Trump: “Le sfide ambientali e sociali non hanno confini. L’agenda per lo sviluppo sostenibile richiede una leadership forte, che vada al di là delle politiche locali e nazionali e sappia concentrarsi sugli interessi delle future generazioni”.