“Ogni intervento che favorisce il redditto delle donne è benvenuto. Ma per rilanciare l’occupazione femminile, al di là dei bonus, serve una riorganizzazione complessiva del welfare, sostenuta da investimenti adeguati”. Linda Laura Sabbadini, 60 anni, è una statistica sociale attenta ai temi della parità di genere nel mondo del lavoro.
Il governo pensa di introdurre sgravi Irpef per i secondi percettori di reddito nelle famiglie. Può aiutare le donne?
“E’ difficile giudicare una misura senza conoscerne i dettagli. Sappiamo però che il secondo reddito, in termini di valore, è più di frequente quello femminile, che in Italia risente di pesanti disuguaglianze rispetto a quello degli uomini. Perciò tutto ciò che favorisce un riequilibrio è positivo.”
Può anche spingere più donne a cercare lavoro?
“Non credo, agirebbe su chi il lavoro già ce l’ha, ma in Italia meno della metà della popolazione femminile lavora. Durante la crisi l’occupazione delle donne ha retto meglio: poche di loro erano impiegate nei settori più colpiti, come industria e costruzioni, mentre quello dei servizi alla persona, tipicamente femminile, è stato uno dei pochi a crescere. Il divario tra sessi nel tasso di occupazione si è ridotto, ma al ribasso”.
Che cosa intende?
Che la riduzione del gap è più il risultato della perdita di lavoro degli uomini che della crescita delle donne. Oggi l’occupazione femminile ha di poco superato i valori pre crisi, mentre quella maschile resta diversi punti sotto”.
Come si può ridurre la disparità?
“Rilanciando l’occupazione giovanile, dove la parte femminile è ancora più precaria e sovraistruita di quella maschile. Ma sopratutto ridando centralità alla cura, investendo molto sui servizi che permettono di conciliare vita e lavoro. Si otterrebbe un doppio effetto positivo: più lavoro in un settore in cui le donne sono qualificate e in maggioranza e meno interruzione dell’attività lavorativa per maternità”.