Le sue potenzialità sono rallentate dal fatto che nelle imprese sopravvive una impostazione classica basata più sul tempo di presenza che sul risultato prodotto.
Lo smart working funziona se c’è un buon clima in azienda. Non di rado però, questo strumento, che consente di lavorare da remoto, può portare disagi e demotivazioni all’interno di una struttura quando solo alcuni dipendenti possono realmente beneficiarne». È la premessa con cui Mario Fusani, noto giuslavorista e partner dello studio legale GF LegalStp, entra nel merito dell’applicazione del lavoro agile analizzando le possibili cause di un suo effetto positivo o negativo.
A poco più di due anni dal suo ingresso nel mercato del lavoro, lo strumento dello smart working continua a crescere in Italia tra le grandi imprese, mentre stenta a decollare nella PA, nonostante lo sforzo normativo della legge Madia, e resta invece un miraggio per le Pmi, in cui permane uno zoccolo duro di disinformazione e resistenza culturale.