Con la giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza – che si tiene ogni anno l’11 febbraio – l’Onu promuove la partecipazione di genere nelle professioni scientifiche, ancora oggi molto bassa: solo il 28% dei ricercatori scientifici sono donne.
Il primo passo per sconfiggere la disparità di genere è accorgersi che molti pregiudizi non sono stati ancora superati: nonostante il lungo cammino di emancipazione, la scienza non è un territorio del tutto aperto alle donne. A ricordarlo ogni anno è la giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, ricorrenza delle Nazioni Unite dell’11 febbraio istituita con l’obiettivo di aumentare il numero delle ragazze che studiano materie scientifiche e delle donne che lavorano in ambito scientifico.
Se da una parte la tecnologia e l’innovazione rappresentano delle opportunità per promuovere l’equità di genere, dall’altra le donne sono ancora sottorappresentate nel campo delle discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Secondo i dati Unesco, nel 2018 solo il 28% dei ricercatori scientifici erano donne, mentre a livello globale solamente il 30% delle studentesse ha scelto discipline scientifiche ai livelli più alti della formazione. Le percentuali sono ancora minori se si guarda al numero di donne che ricoprono ruoli di leadership nell’ambito lavorativo scientifico: ad esempio, al mondo solo il 19% delle donne ricopre posizioni apicali nel settore tecnologico.
Inoltre, sebbene a livello globale il livello di istruzione delle ragazze sia aumentato negli ultimi decenni, in molti contesti le avversità sociali, culturali ed economiche, come ad esempio la priorità dell’educazione dei ragazzi rispetto a quella delle ragazze, le inadeguate strutture igienico-sanitarie e la violenza di genere impediscono alle studentesse di completare o beneficiare pienamente di un’istruzione di alta qualità nelle discipline Stem.
Tale fotografia non solo rappresenta una situazione profondamente ingiusta nel presente, ma lancia un monito preoccupante per il futuro: la difficoltà di poter sviluppare innovazioni sensibili al genere per la nostra società. Inoltre, considerando che il mercato del lavoro sta diventando sempre più tecnologico, uno scarso accesso per le donne nel campo dell’innovazione scientifica renderà ancora più ampia la disparità di genere in termini economici.
Una delle cause, che si pongono alla base di dati così allarmanti, è che i pregiudizi in materia di impegno femminile e scienza non sono stati ancora superati.
Secondo Evelyn Fox Keller, fisica e filosofa della scienza, l’ambiente del settore scientifico conserva stereotipi di origine storico-culturale, radici che risalgono a tempi antichi ma ancora attuali, esplicitate nelle parole del filosofo inglese Francis Bacon, che diceva di voler stabilire un “casto e legittimo matrimonio tra ragione e natura”. La metafora centrale della rivoluzione scientifica era, e sembra essere ancora oggi, un legame che si poggia sul binomio tra ragione/maschile e natura/femminile in un rapporto di dominio della prima sulla seconda. Inoltre, seguendo il filone della storia del progresso scientifico, caratteristiche come l’“oggettività”, particolarmente apprezzata nella scienza, è stata identificata come qualità maschile, mentre l’empatia e l’emotività, considerate “non-scientifiche”, attribuite alle donne.
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