L’emergenza Coronavirus sta inevitabilmente trasformando le nostre vite e la nostra economia. E se c’è una cosa che impariamo dalla tragica esperienza collettiva della crisi pandemica è questa: abbiamo bisogno di rafforzare il nostro Welfare. E di rafforzarlo innovandolo e scommettendo sul coinvolgimento di investitori ad impatto, Terzo Settore e imprese sociali, fondazioni e attori del settore privato. Pensiamoci: senza la tenuta del Welfare, la prima ondata e la seconda ondata di Coronavirus ci avrebbero travolto. E le criticità legate alle diseguaglianze geografiche nell’offerta di servizi sanitari e sociali avanzati tra Nord e Sud del paese sono sotto gli occhi di tutti. I più vulnerabili al virus, dal punto di vista sanitario ed economico, sono i più fragili. Anziani e già malati sono considerati la prima frontiera del rischio sanitario; precari perlopiù giovani e donne la prima linea dell’emergenza economica; bambini e ragazzi le vittime della ferita pedagogica legata alle criticità generali che hanno colpito la didattica. L’aumento delle disuguaglianze legato al Covid 19 è un rischio concreto e solo la tenuta del Welfare può evitare quello che, altrimenti, è un “destino destinato”: servizi sanitari più efficienti, con un ruolo sempre maggiore di quelli territoriali, assistenza agli anziani diffusa, rete attiva di contrasto alle povertà educative e alle nuove povertà educative legate alla diffusione della DAD in assenza di pari opportunità di accesso alla strumentazione digitale, diritto allo smart working e più diritti allo smart working (insieme). La lista potrebbe continuare.
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