“Intervista al portavoce dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile” di Rosaria Amato
Gli interventi del governo hanno protetto una gran parte del Paese dal rischio di sprofondare nella povertà, ma il criterio di distribuzione ha premiato soprattutto le fasce medie della popolazione, dando poco o nulla a chi aveva più bisogno. E quindi adesso, sostiene Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, bisogna puntare a una ripresa equa, inclusiva, e sostenibile, che favorisca la coesione sociale, e usando le risorse del Recovery e Resilience Facility, ma non solo.
Dal vostro ultimo Rapporto emerge che gli interventi a sostegno delle imprese e delle persone hanno limitato i danni della pandemia, ma sono aumentate fortemente asimmetrie e disuguaglianze.
“Il fatto che ci sia stata una caduta del Pil del 10% ma una caduta del reddito disponibile solo del 3% dimostra che c’è stato uno sforzo senza precedenti del governo. Ma basta guardare a un altro dato, l’aumento del risparmio, in termini di depositi delle imprese e delle famiglie, aumentati di 125 miliardi rispetto ad un anno prima, per avere una idea chiara dell’aumento delle disuguaglianza tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud, che in parte sono anche frutto di come questo sforzo è stato distribuito. Dai dati dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio si vede infatti che la gran parte degli aiuti non sono andati a soggetti che erano in fondo alla distribuzione del reddito e della ricchezza, ma a chi in qualche modo era in cima o si trovava nei decili medi, eccetto naturalmente il caso di interventi per gli ultimi della società come il Reddito di emergenza”.