La pandemia ha fatto crescere i bisogni. Ma le reti di solidarietà del Terzo settore hanno un ruolo cruciale. Per il futuro, occorre intervenire sulla fiscalità e raddoppiare il 5xmille
La crisi dovuta alla pandemia ha sicuramente portato una crescita esponenziale della povertà e in generale delle disuguaglianze nel nostro Paese: anche la situazione del mondo del lavoro è «esplosiva» ha detto il Presidente del Cnel, Tiziano Treu. L’Italia è di fatto dentro una situazione di disastro sociale, economico ed umano. In questi ultimi mesi si è però evidenziato il lavoro del Terzo settore, delle sue reti di solidarietà in prima linea nel rispondere a nuovi e crescenti bisogni di milioni di cittadini, comunicando, oltre alle risposte, anche speranza e fiducia. In questo quadro il Governo appena dimesso aveva risposto con misure di varia natura per oltre 110 miliardi di euro ma se le lunghe code di gente in fila per un pasto caldo a Milano (e non solo, come ha raccontato anche questo inserto «Buone Notizie») permangono, vuol dire che qualcosa non ha funzionato: vuol dire che quelle risorse sono state investite malamente, perché hanno inciso molto poco mentre il numero dei bisognosi cresce ogni giorno.
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