Uno degli errori peggiori che rischiamo di commettere nel celebrare il pensiero e le opere di Adriano Olivetti è quello, come talvolta accade, di relegarlo in un ghetto provinciale ed autoreferenziale. In tante commemorazioni Olivetti appare come un tragico e isolato Spartaco dei tempi moderni. Un rivoluzionario geniale e di grandi intuizioni che si fa artefice di una rivolta titanica contro l’ordine economico esistente e alla fine è costretto a soccombere. Con l’inevitabile connessa amara conclusione dell’irriformabilità del modello economico capitalista. Questa interpretazione, oltre a essere frustrante e poco generativa di speranza, non fa onore a Olivetti e alla realtà dei fatti. Se vogliamo forse, la grandezza e il prezzo pagato da un personaggio del genere è quello di aver anticipato troppo i tempi della responsabilità d’impresa, dell’impatto e del purpose (fine dell’azione dell’impresa stessa) che oggi appaiono maturi.
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