Mentre a New Delhi le autorità decidevano di chiudere per una settimana le scuole per livelli d’inquinamento che rendono l’aria irrespirabile, l’India frenava sul documento finale di Cop26 indebolendo l’accordo finale sull’uscita dal carbone e sulla eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. E confermava un programma di costruzione di nuove centrali a carbone e di ampliamento di quelle esistenti. Aspettiamo con trepidazione l’entrata in scena di giovani attiviste indiane o cinesi e che le classi medie e l’opinione pubblica di questi Paesi si rendano conto di quanto i ritardi nella lotta contro l’insostenibilità ambientale danneggino in primo luogo loro stessi.
Ma nel frattempo dobbiamo agire. I risultati di Cop26 non sono certo incoraggianti ma non fanno che ribadire che non possiamo aspettarci il cambiamento solo dalle conclusioni dei grandi vertici. Anche Greta Thunberg è tornata a dirlo con chiarezza: «Il vero lavoro continua fuori da queste sale». La transizione ecologica è in mezzo al guado e restare in mezzo al guado è doppiamente pericoloso. Da una parte ci allontana dagli obiettivi che dobbiamo raggiungere, dall’altra si rischia di alimentare ‘inflazione verde’ quando il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili dal lato dell’offerta di energia (passaggio che comunque sta avvenendo) è più veloce della transizione dal lato della domanda di cittadini e imprese.