La spinta verso un orizzonte condiviso di sostenibilità può arrivare solo da uno sguardo solidale, capace di accompagnarci nel viaggio dall’”Io”, basato sull’individualismo e l’avidità, al riconoscimento di un “Noi”, fondato sulla comune fragilità e l’ascolto.
In un articolo sul Corriere della sera del 9 febbraio 2022 il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, ha lanciato un grido d’allarme: “In ogni angolo del mondo, vediamo un’erosione della fiducia e ciò che temo sia l’emergere di un crepuscolo dei valori condivisi. Ingiustizia, disuguaglianza, diffidenza, razzismo e discriminazione stanno gettando ombre scure su ogni società. Dobbiamo ripristinare dignità umana e decenza e fornire risposte alle ansie della gente di fronte alle crescenti minacce interconnesse, alle enormi sofferenze umane e ai rischi condivisi. Abbiamo l’obbligo di alzare la voce e agire per spegnere l’incendio.
Il legame tra la dignità e il principio di uguaglianza contro ogni discriminazione costituisce il cardine del moderno diritto giuridico. Va in proposito ricordato che, nonostante l’idea di diritti umani risalga a tempi antichi, il concetto moderno dei diritti è emerso soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 da parte delle Nazioni Unite. “Mai più”, era allora la consegna. Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale resero necessaria la creazione di uno strumento in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e la dignità di ciascun individuo. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la solo ragione di essere al mondo. Per la prima volta nella storia dell’umanità un documento riguardava tutte le persone del mondo, senza distinzione «di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione».