Le conseguenze della guerra in Ucraina, in particolare quelle che si riverberano sulle economie europee attraverso il prezzo del gas e l’inflazione, sono giustamente fonte di preoccupazione per tutti. Per molte imprese, mettono a rischio la sostenibilità economica delle attività; per molte famiglie, il livello del reddito reale. Tuttavia, alcune delle misure di contrasto da più parti suggerite o richieste sembrano cancellare con un colpo di spugna la consapevolezza, sedimentata a fatica nell’opinione pubblica nel corso degli anni, rispetto ad alcuni vincoli, come la sostenibilità del debito pubblico, e ad alcuni problemi prioritari, come gli effetti dei combustibili fossili sul cambiamento climatico. La campagna elettorale è ricca di argomenti che sembrano ignorare questi problemi di fondo: porre a carico del debito pubblico il maggior costo dell’energia non è praticabile se non come misura selettiva e di breve termine; il rinvio della transizione energetica è una prospettiva di intervento miope. La risposta all’emergenza deve essere coerente anche con la soluzione dei nodi di fondo.