Non c’era da aspettarsi grandi risultati dalla Cop27 che si è da poco conclusa a Sharm el-Sheikh. Purtroppo. Lo stato delle relazioni internazionali, aggravato dall’aggressione della Russia all’Ucraina e la debolezza dell’Onu non facevano prevedere decisioni adeguate a fronteggiare la crisi climatica. È oggi comunque positivo che si siano ribaditi gli impegni della Cop26 di Glasgow e soprattutto si sia dato vita ad un fondo di sostegno per aiutare i Paesi più colpiti e più deboli ad affrontare i mutamenti climatici in atto. È per questo ancor più importante che la spinta economica, tecnologica, istituzionale venga ora dai sistemi più forti, e divenga una chiave per pensare il futuro. È una missione che può svolgere l’Europa, il cui ruolo è stato fondamentale anche nella Cop27. La partita si sposta ora dalle trattative diplomatiche nelle sedi internazionali all’economia reale e alla società. E servono nuovi protagonisti.