Il Censimento del non profit segna un clamoroso -15,7% di volontari tra il 2015 e il 2021. Troppo facile dare la colpa al Covid, ci sono certamente altri fattori in atto a cominciare dalla demografia, dalla disintermediazione e dalla crescita delle disuguaglianze. Due però i trend positivi: il non profit capace di promuovere socialità e relazionalità ad ampio raggio (non solo di assistere chi è nel disagio) e un salto di qualità nella relazione con gli stakeholder istituzionali,
È l’inizio della fine della golden age del non profit italiano? Da ormai un quarto di secolo l’Istat monitora, meritoriamente, l’andamento di questo comparto che sta provando a diventare un vero e proprio terzo pilastro accanto alle istituzioni dello Stato e del mercato.
A segnalare questa possibile fine d’epoca è un solo dato, rispetto invece a tendenze ormai consolidate nella crescita, che però rappresenta la metrica bandiera del non profit: il volontariato, che tra il 2015 e il 2021 segna un clamoroso -15,7%. Talmente clamoroso che nella sua nota di commento ai dati censuari l’Istituto nazionale di statistica indica quella che potrebbe essere una causa contingente e assai rilevante ovvero il distanziamento sociale imposto dalle misure di contrasto alla pandemia. Da questo punto di vista sarà interessante capire se la rottura pandemica verrà in qualche modo suturata guardando a rilevazioni successive (visto che il censimento è permanente), ma sappiamo bene che in molti casi eventi come questi hanno in realtà accelerato dinamiche di medio periodo già in atto.