La sfida di coniugare la ripresa con transizione ecologica e sostenibilità sociale richiede esempi imprenditoriali in grado di indicare la strada. È facile affermare in uno slancio d’ottimismo che si può fare («Yes, we can»), ma raccontare la storia di chi già ce l’ha fatta in qualche luogo del Paese rende il tutto molto più credibile.
È per questo motivo che uno degli elementi salienti delle prossime Settimane sociali dei cattolici che si svolgeranno a Taranto dal 21 al 24 ottobre sarà l’analisi e la riflessione sulle circa 270 buone pratiche di imprese, comuni ed enti di terzo settore accompagnate dalla descrizione delle caratteristiche di ogni esperienza nei diversi domìni della responsabilità sociale e ambientale secondo il modello di autovalutazione partecipata dagli stakeholder sviluppato da Next che mette assieme sburocratizzazione e riduzione dei costi, rendendo l’approccio particolarmente adatto per le piccole e medie imprese.
Estrarre il succo da questo ricchissimo materiale significa identificare dei tratti comuni distintivi dell’innovazione capace di coniugare valore economico e sostenibilità. Un filone già evidenziato a Cagliari era quello relativo al saper sfruttare le potenzialità del digitale coniugando aumenti di produttività con maggiori opportunità di conciliazione vita-lavoro per i dipendenti e sostenibilità ambientale. In questo caso l’analisi delle buone pratiche ci aveva portato ben prima dello scoppio della pandemia ad affermare che il lavoro a distanza sarebbe diventato un ingrediente fondamentale del nostro futuro, rendendoci più capaci di armonizzare lavoro, formazione, vita di relazioni e tempo libero.
Altro tratto distintivo comune di moltissime delle buone pratiche che racconteremo a Taranto è quello dell’economia circolare. Usare più materia seconda come input della produzione e saper trasformare lo scarto in componente di nuovi prodotti vuol dire per le aziende trasformare il rifiuto da costo in risorsa creando nuove filiere e aumentando la propria produttività. E significa essere saldamente sul sentiero della transizione ecologica, riducendo i rischi di finire fuori da un percorso sempre più obbligato per il settore produttivo nel prossimo futuro. Il tasto che usiamo quando suoniamo il pianoforte per amplificare il suono si chiama in inglese sustain. La sostenibilità non è in conflitto con la crescita, ma è al contrario l’unica via per potenziare e rendere coerente nel tempo la creazione di valore economico.
Un altro elemento distintivo delle buone pratiche è quello delle imprese che sanno valorizzare i percorsi di reinserimento lavoro. Assistiamo in questo caso al fatto solo apparentemente sorprendente di lavoratori appartenenti a categorie fragili (ex detenuti, ex tossicodipendenti, lavoratori con disabilità) che finiscono per contribuire positivamente alla produttività aziendale. La spiegazione dell’arcano è nello scambio win-win che il reinserimento lavoro realizza. Da una parte l’occasione di riscatto per la persona fragile, dall’altra una maggiore ricchezza di senso del lavoro per tutti all’interno dell’impresa che stimola motivazioni intrinseche, identità aziendale e produttività.