Oltre 23 mila miliardi di dollari. Sono gli asset gestiti a livello mondiale con strategie basate su criteri Esg (Environmental, social e governance), che equivalgono al 26% circa degli investimenti globali. Numeri che testimoniano il ruolo crescente che la sostenibilità ha acquisito negli ultimi anni, grazie alla sempre maggiore attenzione prima dei governi, poi degli investitori istituzionali e ora anche dei piccoli risparmiatori.
Le strategie Esg, dunque, stanno diventando un mattoncino indispensabile nei portafogli degli investitori. Anche in Italia, dove IR Top Consulting ha voluto testare, con la survey «Esg Aim Italia», la sostenibilità delle piccole e medie imprese che, a differenza delle big quotate, non hanno alcun obbligo nella comunicazione delle informazioni non finanziarie. «È una delle prime ricerche che approfondisce le tematiche Esg in Italia — spiega Anna Lambiase, amministratore delegato di IR Top Consulting e VedoGreen Finance —. Abbiamo analizzato tutte le società del mercato Aim (98 in tutto, ndr), a esclusione delle Spac, ed è emerso che il 36% delle pmi forniscono, su base volontaria, informativa sugli aspetti Esg all’interno del proprio bilancio, in un documento specifico e sul proprio sito web». Si tratta di società appartenenti per il 31% al settore industria, per il 17% al settore energia ed energie rinnovabili e per l’11% al settore tecnologia. In relazione alla dimensione, il 51% presenta un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, il 23% tra i 50 e i 100 milioni, il 17% tra i 100 e i 200 milioni di euro e il 9% superiore ai 200 milioni. Infine, l’86% di queste aziende è presente all’estero e il 74% è fornitore di grandi imprese.