Invitato di recente dal Pontificio Consiglio della Cultura a presentare i progetti di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia per ridurre le disuguaglianze globali, a partire da quella alimentare, il direttore scientifico dell’Iit, Roberto Cingolani, ha elaborato – da fisico quale è – un’interpretazione termodinamica dei fenomeni migratori.
Partendo naturalmente dai numeri.
In base al primo, la popolazione mondiale consuma circa 17 terawatt di potenza energetica, con una sperequazione enorme a livello geografico: la fetta della torta per i cittadini americani è infatti di 11,4 kilowatt a testa. In Europa e Giappone si scende a 6 kw, a 2 in Cina, se ne consumano circa 0,2 pro capite in India e ancor meno nel resto del mondo (e soprattutto in Africa).
Questi dati si possono leggere anche in un altro modo: siccome noi siamo per certi versi “macchine” avanzatissime le quali, grazie alla formidabile efficienza biochimica, consumano circa 200 watt al giorno, più o meno come una televisione e cristalli liquidi, gli americani avranno potenzialmente a disposizione in un futuro non lontano 60 “amici robot” per farsi aiutare, europei e giapponesi si dovranno accontentare di trenta “aiutanti “, cene saranno dieci per i cinesi, agli indiani ne spetterà uno soltanto e a tutti gli altri nessuno. Sovrapponendo infine su di un planisfero i conflitti in atto, la disponibilità energetica e i flussi migratori, è possibile osservare come anche la sociologia dei flussi umani segua le leggi della termodinamica.
Al pari delle molecole, cioè, che tendono a spostarsi dalle zone più calde di caos statistico a quelle più tranquille e dunque “fredde”, così donne e uomini fuggono dalle latitudini a minor disponibilità di energia verso quelle più illuminate sulla carta geografica del mondo.
Non a caso, dunque, «garantire entro il 2030 l’accesso universale ai servizi energetici a prezzi accessibili, affidabili e moderni» è uno dei diciassette obiettivi – per la precisione il settimo – che nel settembre 2015 i Paesi membri delle Nazioni Unitesi sono dati approvandola nuova Agenda globale per lo sviluppo sostenibile e i ” Sustainble Development Goals”, (SDGs nell’acronimo inglese) con i relativi 169 sotto-obiettivi o Target.
A differenza degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs), adottati dall ‘Onu nell’oramai lontano 2000 per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo in campo sociale, economico e ambientale nei soli Paesi in via di sviluppo, gli SDGs sono universali.