Il welfare aziendale che,solo qualche tempo fa, sedeva in panchina, «ora è entrato in gioco e, nel giro di poco, si è posizionato al centro del campo». Roberto Benaglia usa un’immagine calcistica per spiegare «l’accelerazione esponenziale che questo fenomeno ha avuto negli ultimi anni».
A rivelarlo sono i dati dell’Ocsel, l’Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello della Cisl, di cui è coordinatore. «Nel 2016-2017,il 27%dei contratti aziendali da noi censiti si è occupato di welfare. Nel biennio precedente, si era fermi al diciotto ».
Confindustria conferma: ormai più della metà delle sue aziende eroga uno o più servizi ai propri dipendenti. Il welfare aziendale cresce e assume varie forme: dal sostegno al reddito alle prestazioni sanitarie, dalla previdenza complementare alla cura di figli e genitori fino alla conciliazione vita lavoro. Secondo Benaglia, è frutto del «nuovo modo di collaborare adottato da aziende e lavoratori dopo la crisi. Le eccezioni negative esistono, ma oggi competitività dell’impresa e benessere dei dipendenti si tengono per mano: è un cambiamento sociologico strutturale».