ll Nobel a Thaler è un buon segnale sulla via che ci porta oltre l’homo oeconomicus (l’individuo razionale e massimizzante la cui soddisfazione dipende unicamente dalla crescita dei propri consumi o dotazioni di reddito/ricchezza).
È un buon segnale perché l’economia dell’homo oeconomicus è come la fisica prima della scoperta dell’elettrone. Come ricorda Christoph Engel nel suo lavoro che raccoglie i dati di numerosi esperimenti sul dictator game e più di 100mila osservazioni solo un terzo degli osservati si comporta come l’homo oeconomicus. Una percentuale in realtà sovradimensionata perché gli esperimenti sono realizzati in condizioni di anonimato (massima distanza sociale possibile) mentre la riduzione della distanza sociale aumenta i comportamenti pro-sociali degli individui.
È dunque singolare che un paradigma superato nella ricerca di economia comportamentale (ma ancora insegnato nelle Università agli studenti), si fonda sul comportamento di un’assoluta minoranza di individui.
Ma c’è di peggio. Come ricorda il nobel Amartya Sen l’homo oeconomicus è un “rational fool”, ovvero usa un modello di razionalità individuale che è inferiore alla “razionalità sociale” basata su fiducia e cooperazione. Come insegnano i dilemmi sociali in teoria dei giochi la vita è un incontro tra persone in condizioni di asimmetria informativa in un’area grigia non coperta da protezioni legali. Dove la logica dell’homo oeconomicus porta alla sterilità, non crea fiducia e meritevolezza di fiducia generando un risultato subottimale sia dal punto di vista individuale che da quello della creazione di valore economico aggregato.