Iniziativa del quotidiano con gli esperti dell’Università di Bologna. Via alla prima edizione: ecco come partecipare. Si comincia dai settori food, moda ed energia
Il business è cambiato. Presentare un bilancio di sostenibilità significa dichiarare cosa fa una azienda in tema di lotta alla corruzione, difesa dell’ambiente, attenzione ai dipendenti, impegno per il sociale e a favore dei diritti umani. Sono le informazioni «non finanziarie» e rendicontarle è obbligatorio per le aziende di grandi dimensioni quotate e del settore bancario-amministrativo (lo aveva stabilito la legge 254 del 2016 facendo propria una direttiva europea del 2014). E se all’inizio questo sembrava solo un impegno burocratico aggiuntivo, mai come oggi il bilancio di sostenibilità ha aumentato il suo valore di mercato: certifica la serietà di una azienda rispetto all’impegno collettivo del benessere di persone e ambiente e orienta le scelte dei consumatori che sempre di più privilegiano prodotti di aziende «responsabili».
Insomma: il bilancio di sostenibilità non è più un accessorio. «Il punto di partenza della riflessione — osserva Matteo Mura, direttore del Centre for sustainability and climate change della Bologna Business School (Bbs) che ha lavorato al progetto insieme alla professoressa Mariolina Longo e alla dottoressa Leticia Canal Vieira — è che non esiste un approccio condiviso a livello internazionale per la redazione di questi documenti».
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