Olandese, premiato e criticato, ha fondato The Ocean Cleanup: in 5 anni ha creato un sistema per recuperare i rifiuti in superficie. «Entro il 2040 via il 90%». Ma non mancano gli scettici
Nel febbraio di cinque anni fa, il 18enne olandese Boyan Slat abbandonava per sempre gli studi di ingegneria aerospaziale dopo un solo semestre. Sognava altro. Qualcosa di più piccolo dello Spazio, ma ancor più difficile da raggiungere. Sognava di aiutare il pianeta Terra, ripulendo gli oceani dall’enorme massa di plastica che dagli anni Settanta li infesta in modo sempre più minaccioso. E per farlo aveva un’idea rivoluzionaria.
L’idea di Boyan Slat
Quel ragazzino dall’aria scapestrata immaginava un sistema di tubi galleggianti che accumulasse la plastica in superficie in modo autonomo, al ritmo del flusso delle correnti, senza motori e senza esseri umani a pilotarlo. Impossibile, secondo molti; un colpo di genio, secondo qualcuno. Oggi per Slat è arrivato il momento della verità: la sua invenzione — inserita tra le migliori del 2015 da Time, e che gli è valsa un posto nella lista di Forbes degli Under 30 più brillanti al mondo — è pronta per entrare in azione. «Possiamo farlo. Dobbiamo farlo. E lo faremo», è la sua frase preferita.