Con una sinergia tra riforme, investimenti pubblici e intraprendenza privata l’impresa può ripartire e con essa il Paese
Il suo ultimo libro “La morale del tornio” è un’efficace arma di contrasto contro chi vuole la nostra industria in declino. Oltre all’ottimismo della volontà, quali sono le politiche e gli strumenti da mettere in campo con urgenza e quali nel lungo periodo? Lo Stato cosa deve fare?
«Non c’è ripresa senza impresa», sostiene giustamente Confindustria. Le imprese migliori, più dinamiche, aperte alla cultura del mercato (e sono moltissime, in Italia, anche tra le piccole e medie) proprio in questi anni di crisi si sono ristrutturate, hanno puntato sull’innovazione, hanno migliorato sistemi di produzione e prodotti, organizzazione, relazioni industriali, rapporti con i clienti e con i territori. Bisogna consentire alle imprese di fare sempre meglio il loro mestiere, di rafforzare la competitività.
Dunque, un fisco più leggero e semplice, una burocrazia efficiente e poco invasiva, una giustizia rapida ed efficace, una battaglia severa contro corruzione e criminalità organizzata. E un rafforzamento della spesa pubblica in ricerca, innovazione, inflastrutture tecnologiche: non si può affrontare la sfida di Industry4.0 e del digital manifacturing, la “quarta rivoluzione industriale”, senza un’adeguata diffusione della “banda larga”.
Il Governo ha annunciato interventi. Speriamo sia di parola. Siamo il secondo Paese manifatturiero europeo, dopo la Germania. Una posizione da difendere. Con una sinergia tra riforme e investimenti pubblici e intraprendenza privata.
«Non c’è ripresa senza impresa», sostiene giustamente Confindustria. Le imprese migliori, più dinamiche, aperte alla cultura del mercato (e sono moltissime, in Italia, anche tra le piccole e medie) proprio in questi anni di crisi si sono ristrutturate, hanno puntato sull’innovazione, hanno migliorato sistemi di produzione e prodotti, organizzazione, relazioni industriali, rapporti con i clienti e con i territori. Bisogna consentire alle imprese di fare sempre meglio il loro mestiere, di rafforzare la competitività.
Dunque, un fisco più leggero e semplice, una burocrazia efficiente e poco invasiva, una giustizia rapida ed efficace, una battaglia severa contro corruzione e criminalità organizzata. E un rafforzamento della spesa pubblica in ricerca, innovazione, inflastrutture tecnologiche: non si può affrontare la sfida di Industry4.0 e del digital manifacturing, la “quarta rivoluzione industriale”, senza un’adeguata diffusione della “banda larga”.
Il Governo ha annunciato interventi. Speriamo sia di parola. Siamo il secondo Paese manifatturiero europeo, dopo la Germania. Una posizione da difendere. Con una sinergia tra riforme e investimenti pubblici e intraprendenza privata.
E le aziende al loro interno?
Cambiamento, è la parola chiave. Dunque maggior efficienza. Qualità. Sicurezza. E consapevolezza dell’importanza di insistere sulla crescita, per riuscire a occupare posizioni di rilievo nelle nicchie a maggior valore aggiunto, sui mercati internazionali. Fondamentale puntare sulle persone: migliorare la loro formazione e qualificazione, il senso d’appartenenza all’azienda. E insistere su un mix virtuoso tra le competenze dell’esperienza degli anziani e l’energia e la spinta innovativa delle nuove generazioni, cui dare spazio.