Tre mesi fa nasceva il «bollino etico» Ma solo 207 aziende lo hanno ottenuto (ovvero una su mille)
ROMA Ricordate in estate, puntuale come il solleone, la tragedia dei morti nei campi e la polemica sul caporalato? «Piaga sociale che deve essere eradicata definitivamente», ha ammonito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Quest’anno poi, a fare più scalpore era stato il caso di Paola Clemente, la bracciante pugliese di 49 anni, morta mentre nelle campagne di Andria era impegnata nell’acinellatura dell’uva.
Lo sfruttamento della manodopera, che secondo le stime tocca 400 mila lavoratori e spesso è gestito dalla criminalità organizzata, si estendeva dunque agli italiani.
Si mobilitarono tutti: sindacati, governo, associazioni imprenditoriali. Venne così lanciata l’idea del bollino etico per le aziende, un sistema di certificazione che attestasse l’essere in regola con le leggi e i contratti di lavoro, dando attuazione a quanto previsto dal decreto legge competitività del 2014. Una garanzia insomma di trovarsi di fronte a un’impresa non sospettabile di utilizzare manodopera in nero o clandestina e tantomeno di ricorrere ai caporali che la forniscono. Un’azienda pulita. Ma dopo tre mesi il risultato è deludente, almeno se commisurato alle attese e alla mobilitazione iniziale. Al 3 dicembre, solo 669 aziende hanno chiesto la certificazione e appena 207 l’hanno ottenuta.