“La parità? Ferma al palo” – Buone Notizie – Supplemento Corriere della Sera – 22 Gennaio 2019

«Un’inversione di tendenza». Che rischia di vanificare i progressi fatti in passato. E che allontana l’obiettivo dell’uguaglianza di genere. Il giudizio di Rosanna Oliva de Conciliis, presidente della Rete per la Parità, sul tema è netto: «Dal 2010, la situazione italiana è migliorata notevolmente nel suo complesso. Ma nel 2016 il trend si è invertito: è iniziata una discesa per la quale non vediamo segnali di ripresa».

“ll premio alle donne della finanza. Sfida a colpi di rete e competenza” di Maria Silvia Sacchi – Corriere della Sera – 18 gennaio 2019

L’Italia è l’unico Paese, oltre al Regno Unito, nel quale questo premio viene promosso, segno di particolare attenzione verso il nostro Paese, del grande attivismo di Jill Morris e anche dell’attenzione da parte delle donne italiane. Adesso è partito il bando per la seconda edizione: le candidature devono essere presentate entro il 7 febbraio e la premiazione si svolgerà il 7 marzo a Milano presso la sede della Borsa. Sei le categorie previste, quattro già presenti lo scorso anno (Cfo, Asset manager, Banker, e Champion of diversity employer dell’anno), a cui si sono aggiunte Insurer e Woman in FinTech dell’anno.

“Donne nei cda, la strada da compiere è ancora lunga” di Maria Silvia Sacchi – Corriere della Sera – 11 Gennaio 2019

La legge, approvata nel 2011 per iniziativa delle allora parlamentari Lella Golfo e Alessia Mosca ha permesso di portare la percentuale di donne nei consigli di amministrazione dal 6 al 33,5%. La situazione però non si è assestata e la cultura non si è modificata in modo permanente. Diversi segnali sul mercato dicono che, quando la legge terminerà i suoi effetti, potrà esserci un passo indietro. Si sta già vedendo.

“Donne nei cda, proviamo a evitare un passo indietro” di Maria Silvia Sacchi e Luisa Pronzato – Corriere della Sera – La 27esima ora – 9 gennaio 2019

Secondo l’ultimo studio di Mediobanca sui compensi dei consigli di amministrazione, il consigliere delegato di una grande impresa italiana quotata in Borsa percepisce uno stipendio pari a circa 38 volte quello medio dei suoi dipendenti. Un dato che si riduce a 18,5 volte se si prendono in considerazione tutte le imprese di Piazza Affari, ma che resta troppo alto rispetto a quanto l’imprenditore illuminato Adriano Olivetti indicava come un giusto rapporto: 10 volte il salario minimo.