Meno di 400 imprese l’hanno ottenuta, più della metà sono in Lombardia. Criticità soprattutto per le medio-piccole.
Sono 390 le aziende che hanno ottenuto finora la certificazione per la parità di genere, inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e disciplinata dalla legge 162 del 2021 e dalla successiva prassi di riferimento UNI PdR 125 del 2022.
Tra queste figurano Ferrari, Lamborghini, Telecom, Amazon, Fideuram e dai nomi già si capisce come sia più facile raggiungere l’obiettivo per le aziende di grandi dimensioni piuttosto che per le medio-piccole.
Per tenere accesi i riflettori su un tema importante per incentivare il lavoro femminile (purché non si risolva nell’ennesimo “bollino rosa”, sottolinea la Consigliera di Parità di Regione Lombardia, Anna Maria Gandolfi) sono stati organizzati di recente due incontri, uno a cura di Regione Lombardia e un altro di Città Metropolitana di Milano.
La prima, che vanta 264 imprese certificate, ha lanciato un bando da dieci milioni di euro per sostenere le micro, piccole e medie imprese nel processo di certificazione.
Ma il “peso” della Lombardia sul totale nazionale lascia intuire una situazione molto diversa tra regione e regione.