Più italiane al lavoro uguale più contributi versati nelle casse dell’Inps. Non solo: più le donne guadagnano e più fanno figli. Di conseguenza l’età media della popolazione si abbassa. E aumentano i lavoratori che versano contributi. Ecco perché i conti della Previdenza saranno sostenibili nel lungo periodo solo con più donne occupate. Questo fa presente l’Inps nel rapporto annuale presentato il 4 luglio a Roma. Valutazione rafforzata dal presidente dell’istituto, Tito Boeri, con la sua relazione.
La «questione femminile» passa così da problema privato, o al massimo adatto a qualche circolo postfemminista, a «questione nazionale». Nella sua analisi l’Inps elenca alcune evidenze per nulla scontate. La prima: a differenza del passato, quando a diventare mamme erano soprattutto le donne che si dedicavano al 100% alla famiglia, oggi sono le lavoratrici a fare più figli. Il rapporto non spiega questo cambio di rotta, anche se qualcosa lascia intendere: gli italiani sarebbero disposti a riprodursi solo se il reddito a disposizione è adeguato. E spesso uno stipendio solo non basta.
L’Inps ha valutato cosa succederebbe ai suoi conti se la quota di lavoratrici sul totale delle italiane in età da lavoro (15-64 anni) rimanesse invariata da qui al 2040. Bene, il risultato è che in media ogni anno verrebbero a mancare 69 mila assunte. Nel 2040 le lavoratrici sarebbero il 10% in meno rispetto a oggi. Le minori entrate per l’Inps arriverebbero a toccare i 42 miliardi nel 2040. «E questo nell’ipotesi più ottimistica in cui le donne che non lavorano non diventino beneficiarie di assistenza sociale», fa presente Boeri.