Se si guarda la storia dell’umanità sulla linea del tempo, è facile prendere atto di come gli ultimi secoli abbiano introdotto una fortissima discontinuità in termini di popolazione, benessere, libertà. Indubbiamente la rivoluzione scientifica, in combinazione con quella industriale, ha cambiato radicalmente la vita di milioni di persone. Diventati bravissimi nella produzione, già nel secolo scorso, ci si è resi conto che occorreva imparare a consumare.
Per questo la crescita economica della seconda metà del secolo si è strutturata attorno al circuito produzione-consumo che dagli anni ’90 è stato sostenuto e accelerato dall’enorme sviluppo finanziario e dal conseguente indebitamento. La transizione avviata con la crisi del 2008 ha a che fare esattamente con questo schema, ma anche con i suoi effetti perversi che occorre tenere ben a mente se dalla transizione vogliamo uscire, il più felicemente possibile.
In primo luogo, c’è il problema della sostenibilità.