Roma 22 settembre 2020 – Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è l’occasione non solo per definire politiche coerenti nella direzione della sostenibilità economica, sociale e ambientale, ma anche per dotarsi di istituzioni in grado di programmare il futuro del Paese a lungo termine. Le risorse del Next Generation EU (oltre 200 miliardi di euro), insieme agli altri fondi europei e nazionali, tra cui quelli derivanti dalla riconversione di 19 miliardi di sussidi dannosi per l’ambiente verso una trasformazione del sistema produttivo nella direzione del Green new deal, costituiscono un’opportunità senza precedenti, da non sprecare. Ma per realizzare tale sinergia è indispensabile uno sforzo istituzionale anch’esso senza precedenti, che coinvolga lo Stato, le Regioni e gli enti locali, le forze economiche e sociali, e tutta la società, compresi i giovani. Questo, in estrema sintesi, è il messaggio emerso dall’evento inaugurale del Festival dello sviluppo sostenibile, manifestazione organizzata dall’ASviS che quest’anno vede in cartellone oltre 600 eventi in tutta Italia, nel mondo e online, e si svolge in contemporanea con l’Assemblea Generale dell’Onu, che il 25 settembre celebrerà i cinque anni dalla firma dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
L’evento di questa mattina ha mostrato che gli italiani, a causa della crisi generata dalla pandemia, sono più che nel passato orientati allo sviluppo sostenibile: sempre più pressante è la richiesta alla politica di affrontare alla radice le cause profonde degli shock ambientali, sanitari, economici e sociali che si sono manifestati negli ultimi dieci anni. Inoltre, oltre due terzi degli italiani ritengono che il cambiamento climatico sia una minaccia pari a quella del COVID-19. Per realizzare una ripresa economica giusta e sostenibile, il Paese deve riuscire quindi a cambiare rapidamente il modello di sviluppo. Secondo i più recenti sondaggi (Ipsos), il 71% degli italiani ritiene che se il governo non agirà subito per combattere il cambiamento climatico avrà fallito il suo compito, mentre il 66% dichiara di voler re-indirizzare il proprio voto se il partito di riferimento non prenderà azioni serie nei confronti del cambiamento climatico. Si conferma quindi l’elevata attenzione alle questioni ambientali, ma anche una crescente preoccupazione per le conseguenze occupazionali e sanitarie della crisi.