Sono giorni importanti in sede europea per la definizione della strategia green in risposta alla sfida americana, l’Inflation Reduction Act di Joe Biden ma non solo, con l’investimento di una quantità ingente di risorse nella transizione ecologica, abbinando a questa strategia la preferenza per aziende Usa e dunque implicitamente degli aiuti di Stato che rendono le aziede Ue meno competitive nel settore.
Non c’è dubbio che una transizione ecologica giusta e socialmente sostenibile sia la direzione obbligata per il futuro del nostro pianeta. La strategia chiave per realizzarla è aumentare più rapidamente possibile la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili per realizzare l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 (circa il 73% delle emissioni dipende dal modo in cui produciamo energia). La svolta verso le rinnovabili non conviene soltanto per motivi climatici. Come già ricordato tante volte, è anche il modo meno caro e più conveniente di produrre energia (non avremmo avuto il caro bolletta, l’aumento dei costi delle imprese e l’inflazione senza la dipendenza dalle fonti fossili) ed è la via per realizzare finalmente l’indipendenza energetica. Dipendere momento per momento nell’erogazione dell’energia da parte dei Paesi produttori di gas e petrolio non p comparabile con l’esigenza di costruire impianti, turbine e pannelli che poi utilizzeremo per decenni per valorizzare fonti energetiche disponibili liberamente come il vento e il sole. È senz’altro vero che su minerali rari e produzione delle rinnovabili la Cina ha oggi una posizione di vantaggio ma, mentre è impossibile diventare Paese petrolifero, si può decidere che diventa strategico avere impianti produttivi e giacimenti e trasformazione di minerali rari come si sta già facendo a livello nazionale ed europeo.