Non siamo lontani dal vero quando diciamo che l’Intelligenza Artificiale, usata male, può produrre due tipi di danni quando è programmata per produrre un esito che non si preoccupa delle esternalità sociali ed ambientali negative che può invece generare. O quando la mano umana non è abbastanza attenta a verificare e correggere gli errori della propria creatura
C’è molta preoccupazione di fronte all’Intelligenza Artificiale, aumentata dal fatto che facciamo fatica a capire e delineare i confini di ciò che abbiamo di fronte. Parliamo della nuova grande innovazione tecnologica nella storia dell’umanità dopo le tante che l’hanno preceduta (dall’aratro, all’elettricità, alla spoletta meccanica, a Internet per citarne solo alcune).
Stiamo parlando di un salto di qualità e della nascita di “assistenti digitali” (sempre programmati dall’uomo) in grado di svolgere funzioni complesse “apprendendo” da esperienza ed errori. Dal mio semplice osservatorio di ricercatore con l’intelligenza artificiale ho un assistente che può correggere il mio inglese, preparare presentazioni, scrivere articoli o fare disegni nello stile dell’autore desiderato.
Da un punto di vista generale il progresso scientifico e tecnologico ha aumentato la produttività e la capacità di creare valore ponendo le condizioni per un aumento della popolazione e dell’aspettativa media del pianeta. Dovremmo dunque iniziare il nostro ragionamento con un senso di gratitudine.
Le insidie ovviamente ci sono (e spiegano la recente nascita di un osservatorio presso il Ministero del Lavoro). Le grandi innovazioni sono processi Schumpeteriani che distruggono da una parte e creano da un’altra moltissimi posti di lavoro. Il saldo è quasi sempre positivo e così si prevede anche in questo caso.