Gli operatori finanziari potrebbero avere nel prossimo futuro una guida condivisa a livello europeo per realizzare investimenti a impatto sociale positivo e per conoscere meglio quale sia l’impatto sociale delle attività investite. La Platform on Sustainable Finance, il gruppo di esperti creato dalla Commissione Europea per avere supporto tecnico nell’attività legislativa in materia, ha infatti presentato di recente il suo report finale sulla tassonomia sociale. Due capisaldi sono la centralità degli stakeholder e l’approccio di filiera. I tre macro-obiettivi inseriti nella tassonomia sociale sono stati definiti infatti proprio sulla base degli impatti delle attività economiche sui portatori di interesse lungo l’intera catena del valore: lavoro dignitoso; adeguati standard di vita e benessere per consumatori e utilizzatori di un bene; comunità sostenibili e inclusive. I due aspetti si ritrovano anche nella nuova proposta di direttiva sulla due diligence di sostenibilità delle imprese, pubblicata a febbraio dalla Commissione Europea e in un certo senso complementare alla tassonomia sociale. Si creano così due spinte che convergono verso un obiettivo comune di sostenibilità: con la tassonomia si supportano gli operatori finanziari negli investimenti socialmente sostenibili; con la proposta di direttiva si preparano le aziende ad attirare investimenti sostenibili e gestire i rischi sociali.
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