Ho accettato con entusiasmo di far parte del comitato scientifico dell’avventura di Buone Notizie per due fondamentali ragioni.
La prima ragione è che le buone notizie sono per definizione sottorappresentate nella comunicazione (il famoso detto dell’albero che cade che fa più rumore della foresta che cresce). Con il corollario che ciò avviene anche sui nuovi mezzi di comunicazione (i social) con il rischio che la cattiva moneta scacci la buona.
La seconda ragione è che focalizzando l’attenzione e studiando in profondità le caratteristiche delle buone pratiche possiamo identificare circoli virtuosi aiutando a farne nascere e ad ispirarne altre (anche se difficilmente una buona pratica è riproducibile al 100percenttoo) e possiamo mettere a punto soluzioni di policy che rendano il terreno di gioco più favorevole alle buone pratiche rispetto a quelle che non lo sono.
Da quello che ho imparato sinora traggo alcune conclusioni. Primo, bisogna fare qualcosa per evitare lo scoramento e la perdita di speranza di chi, esposto prevalentemente a cattive notizie, pensa che la foresta sia fatta solo di alberi che cadono.