Quando nelle città italiane del medioevo cominciarono a nascere i rivoluzionari concetti di reddito, banca e assicurazione, la cultura cattolica dominante non voleva certo gettare le basi per un’economia mondiale di mercato, ma piuttosto conciliare l’attività economica dei singoli cittadini con i fondamenti morali della comunità urbana. Queste origini cristiane ci ricordano dunque come l’economia sia nata al servizio del bene comune, in un fiorire di benessere sociale e culturale delle città, dove le attività commerciali si sviluppavano proprio grazie alla solidarietà sociale che erano chiamate a sostenere. Il distacco dei modelli economici dominanti da questa reciprocità dell’economia civile, è avvenuto quando i mercati hanno traguardato la dimensione umana e cittadina e le aziende hanno cominciato ad allargare il proprio raggio d’azione perdendo l’interesse per il bene comune dei territori.
Nonostante il progressivo allontanamento della cosìddetta economia mainstream dallo spirito fondativo della scuola italiana di matrice cattolica, nel corso dei secoli il vecchio continente ha sempre continuato ad esprimere un pensiero indipendente e sociale che contrapponeva all’homo oeconomicus — di impronta anglosassone — l’uomo civile caratterizzato da una prevalenza delle relazioni umane sul mero profitto.