Libertà di deficit, una somma attesa attorno ai 160 miliardi di euro dal Recovery Fund europeo, i fondi comunitari della programmazione 2014-2020 che non erano ancora utilizzati per problemi di cofinanziamento resi liberamente disponibili, le risorse messe a disposizione dai fondi della Bei e del Sure per il rifinanziamento delle spese della cassa integrazione. I soldi del Mes se li vorremo. Stiamo vivendo un’epoca unica, perché dopo anni di ristrettezze di bilancio la tragedia della pandemia e il cambio di rotta dell’Unione Europea ci proiettano improvvisamente dal mondo del Fiscal Compact e dell’austerity ad un’era di ricostruzione nella quale il problema è come utilizzare al meglio risorse improvvisamente abbondanti (non senza sapere che usi sconsiderati potranno creare problemi di rientro dal deficit e dal debito in futuro).
È per questo motivo che il governo, ma anche alcune amministrazioni regionali come quella del Lazio, hanno sentito l’esigenza di creare task force o indire Stati generali per consultare il maggior numero possibile di esperienze professionali e punti di vista al fine di non sbagliare il colpo. Sulla direzione di marcia ormai non ci sono dubbi e l’allineamento degli orizzonti (tra Unione Europea, governo e opinioni pubbliche) è completo. Le parole d’ordine e i titoli sono quelli comuni della transizione ecologica, della digitalizzazione, della ripartenza resiliente per irrobustire il sistema sanitario e renderlo meno fragile e più resistente agli choc pandemici. E c’è piena consapevolezza che la semplificazione burocratica e la riduzione dei tempi della giustizia saranno fondamentali per rendere il nostro Paese meglio funzionante e capace di realizzare effettivamente gli investimenti privati e pubblici desiderati.