Robert Watson, il super scienziato britannico interviene alla Camera sulla biodiversità.
Professor Watson, il mondo è in pericolo?
«Non userei la parola pericolo. Il cambiamento climatico indotto dall’uomo e la perdita di biodiversità minano però l’economia e compromettono il benessere umano. Lo fanno sul fronte della sicurezza alimentare e della salute umana, creano le condizioni per conflitti e migrazioni di popoli». Sir Robert Watson è uno dei massimi esperti di clima a livello mondiale: è presidente uscente dell’Ipbes, la piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e gli ecosistemi, ed è stato numero uno dell’Ipcc, Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico istituito dall’Onu. Oggi sarà protagonista alla Camera della Peccei Lecture, promossa dalla omonima fondazione e da Wwf e Club di Roma. E il messaggio che lancerà a ministri, rappresentanti istituzionali e associazioni sarà tutt’altro che rassicurante: i governi non stanno facendo abbastanza per raggiungere gli obiettivi del contenimento del riscaldamento globale. E il disimpegno degli Usa, annunciato nei giorni scorsi da Trump, rischia di affondare un piano di salvataggio che già in partenza si annuncia disperato.
Partiamo dagli obiettivi dell’agenda di Parigi. Lei non è ottimista sulla possibilità di centrarli…
«Tecnicamente potrebbero essere raggiunti, ma gli impegni presi dalla comunità internazionale sono inadeguati e non vedo la volontà politica di rafforzarli. Solo i 28 Stati membri dell’Ue e altri sette Paesi del mondo hanno assunto impegni coerenti con l’obiettivo di ridurre a 1,5 gradi l’incremento della temperatura. Siamo però proiettati verso un mondo che sarà 3-4 gradi più caldo. Detto in altri termini, entro il 2030 le emissioni globali dovrebbero essere inferiori del 50% rispetto alle attuali».