di Ermete Realacci.
Il soft power che ha accompagnato l’Italia nell’Expo di Milano va ora messo in campo per il successo della Cop21, il summit mondiale sul clima di Parigi. Un’idea di economia, di società, di futuro forte perché affonda radici nella realtà. Ed è visibile per chi non guarda il Paese con occhio pigro e distante, magari offuscato dalle lenti delle agenzie di rating o del declinismo.
È quello che ha fatto in questi anni il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere sulla green economy italiana. GreenItaly 2015 conferma che ci sono le condizioni per affrontare la crisi, contrastare i mutamenti climatici, dare un futuro alla nostra economia. A patto di evocare le migliori energie del Paese, di fare leva sui talenti e sui territori. A patto di incoraggiare un’economia che è più forte perché ha «alle spalle una rete robusta di solidarietà, un sistema di imprese coscienti della propria funzione sociale, un retroterra di legalità, conoscenze diffuse, passioni civili», come ha detto il presidente Mattarella. A patto di puntare sulle risorse più promettenti: l’innovazione e la ricerca, la Rete, la green economy. Proprio le imprese che investono e continuano a scommettere sulla sostenibilità hanno risultati sorprendenti e garantiscono al Paese un positivo spread green.