E’ in maggioranza un uomo, ha tra i 38 e i 58 anni, risiede nel nord ovest del Paese ed è più soddisfatto delle modalità con cui può organizzare la propria attività rispetto alla media degli altri lavoratori per motivazioni che vanno dal miglioramento dell’equilibrio tra vita privata e professionale all’aumento della qualità dei risultati prodotti, dell’efficienza e della motivazione.
Ecco la figura tipo dello smart worker che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano, presentata il 30 ottobre scorso nell’ambito del convegno “Smart working: una rivoluzione da non fermare”.
Nell’incontro si è fatto il punto sul lavoro agile a un anno dall’approvazione di quella legge 81/17 che ha fornito copertura normativa a una modalità operativa già presente nelle aziende, caratterizzata dalla flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo della prestazione grazie alla dotazione di strumenti digitali adatti a lavorare in mobilità, eventualmente anche fuori sede.
Assegnati anche gli “Smart Working Award” 2018 alle aziende che si sono distinte per capacità di innovare le modalità di lavoro in ottica smart. Si tratta di A2A, Gruppo Hera, Intesa Sanpaolo per l’iniziativa “Hive Project – Il Futuro al Lavoro” e Maire Tecnimont.
Grazie al progetto “Atom”, Zurich ha ottenuto invece lo “Smart Working Impact Award” per le organizzazioni già vincitrici il cui progetto ha avuto un impatto significativo sull’organizzazione.
Clicca qui per leggere l’articolo