La Società della Cura, piattaforma di associazioni, propone un modello che introietti la solidarietà.
Il governo continua a lavorare alla bozza del Recovery Plan in vista della presentazione della sua versione definitiva alla Commissione Europea, il 30 aprile. Ma il contributo dato dalle scelte, dalle strategie e dagli obiettivi messi nero su bianco dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) sarà sufficiente a sostenere una ripresa, non solo economica, del Paese? E sarà davvero efficace per costruire un’Italia più sostenibile, più attenta ai diritti collettivi e dell’ambiente, più concentrata sulla giustizia sociale e più capace di riaccendere entusiasmi e speranze nelle persone e nelle comunità? Secondo la Società della Cura – una piattaforma nazionale nata durante il lockdown che riunisce diverse centinaia di associazioni laiche e religiose, di singoli cittadini, di reti civiche e organizzazioni sociali – quello che il governo sta mettendo in campo con questo piano non basterà a farsi superare una crisi tanto profonda e complessa da essere definita “sindemia” se, insieme al denaro, non destinerà anche nuovi progetti, e visioni, con i quali avviare un cambiamento radicale di paradigma economico, sociale e ambientale.
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