Inseguire la felicità. Ma non con spirito romantico. Business plan alla mano.
È la scommessa delle BCorp, aziende che vanno oltre l’obiettivo del profitto e innovano per massimizzare il loro impatto positivo verso i dipendenti, le comunità in cui operano, e l’ambiente.
Aziende che volontariamente decidono di rispettare i più alti standard di performance, trasparenza e accountability. «Siamo abituati a concepire l’impresa come strumento per fare profitto, come dice giustamente il Codice Civile italiano, ma negli ultimi anni nel mondo, a partire dagli Usa, è nato un movimento di aziende che hanno capito di avere in realtà una duplice finalità: da un lato il profitto, certo, dall’altro però l’impatto sociale e ambientale», spiega Paolo Di Cesare fondatore con Eric Ezechieli di Nativa che «seleziona» per l’Italia le BCorp.
Che cosa sono le BCorp? «Aziende che scelgono di misurarsi per rendere conto di quella sostenibilità a 360 gradi che non solo i millennial chiedono».
Quante hanno già la certificazione BCorp? «Più di 70 mila aziende nel mondo hanno provato a misurarsi con i requisiti BCorp, 2.500 hanno superato il test: è il più grande benchmark di business».
La prima BCorp? «Un pool di aziende Usa, tra le quali Patagonia».